The Wall

Abstract

Alla luce degli studi di Skrjabin e della sperimentazione nella sua opera più importante “Perseo”, in cui i colori usati nella scenografia richiamano la corrispondenza della sua musica; con quello stesso procedimento teorico ho elaborato i miei lavori, facendo corrispondere ad ogni nota-suono un colore, per esempio:

Do = Rosso; Re = Giallo; La = Verde; Sol = Arancione; ecc.

La musica e la pittura pur appartenendo a due mondi paralleli, possono emozionare allo stesso modo.

Da questo impianto teorico, ne ho dedotto un metodo compositivo-visivo, partendo dalle tonalità d’impianto dei brani musicali sui quali lavoro.

Per esempio Another Brick in the Wall, celebre canzone dei Pink Floyd dall’album The Wall, è costruita sulla tonalità di Re minore, pertanto il colore dominate all’interno di tutta l’opera pittorica è il giallo; così, trasformando in termini percentuali le sommatorie delle armonie in rapporto alla copertura della tela, il risultato è:

RE = 53,5%; SOL= 15,5%; FA=15,5%; DO=15,5%

Ovvero, in termini cromatici, RE = Giallo 53,5%; SOL = arancione 15,5%; FA = rosso porpora scuro 15,5%; Do = rosso 15,5%, così da ottenere un’opera con una dominate gialla, una presenza di arancio, di rosso porpora tendente al marrone-vinaccia, e di rosso.

Contributi Critici

È fondamentale, ogni tanto, volgersi indietro e verificare quanto realizzato.

Nel percorso effettuato si è trattato di ritmare lo spazio verso l’esterno, con vigore espressivo, parabolico, ellittico. E questo mi ha consentito di dare forme infinite al mio sentimento, oltre ogni indistinta fluttuazione, perché lo sguardo è tanto più arduo e ineffabile quanto più riesce a darsi nella ripetizione variata e ritmica, ove possano fondersi luce e colore.

Sottesa alla modulazione sorprendente e materica delle tonalità visualizzate fino all’estrema e ardita espressione, nella potenza irradiante dello spettro solare, nella contaminazione dell’arte, è lo strumento della sezione aurea, liberamente utilizzata.

Armonia e caos primigenio, nelle intelaiature dinamiche di ambienti e oggetti ridotti a ritmi spaziali, vibranti nel colore limpido, mobile, a volte doloroso e spinto in continue risonanze allusive, lievi, ariose.

Nel cromatismo più audace, lo spazio si rende evocativo, percorso da impulsi emozionali, in un accordo sottile e virtuoso di densità e spessore, e di lampeggiamenti di irruenza, fatalità, destino. La visione cromatica suscitata da un utilizzo penetrante dei colori rende infatti le immagini profonde e allucinate: il loro spessore ideale non viene imposto dalla mano dell’artista allo spazio fisico del quadro, ma al contrario sembra emergere spontaneamente dall’interno attraverso un’esplosione visiva, in virtù della quale inoltre la percezione estetica dell’opera supera se stessa in una scoperta creativa che conferisce all’atto ermeneutico dello stesso spettatore la capacità poietica di allargare o restringere liberamente la visione artistica.

Sfido l’arte attraverso l’arte. Il risultato è un’azione performativa visiva che coinvolge chi osserva, poiché conscio dell’originale scultoreo ma sbalordito dalla rifunzionalizzazione che l’artista di oggi ne fa. Il pensiero poetico-pittorico è rivolto sin dai primi lavori, alla ricerca del colore: colore che è materia, colore che è volume. È evidente lo studio compiuto sulla cromia, poiché le campate infinite di blu, gialli, rossi, sono scolpite, più che dipinte, così da creare plasticità di luce materica.

In particolare, alcuni incisi dell’opera musicale, hanno stimolato “la mia creatività” e i ritmi che sono scaturiti, molto spesso, sono in assonanza con quelli dell’autore… a volte, le grosse campiture di colore sono il respiro dell’anima, così come le forme gestuali del segno rappresentano i sussulti della spiritualità umana, perturbata dalle problematiche dell’esistenza quotidiana.

Nella rappresentazione pittorica figurativa non c’è un tratto realistico, ma la smorfia di dolore che deforma il volto e l’imperfezione dei lineamenti rivela la perfezione della paura umana. In tutte le tele il segno figurativo non è, e non vuole essere totalmente realistico, i difetti ottici sono la rappresentazione dell’uomo incompiuto.

Provo a delineare l’orizzonte di possibilità di un nuovo linguaggio della visione, il cui vocabolario è costituito dal suono interiore dei due elementi pittorici puri, le forme e i colori. Il colore possiede una forte carica emotiva. Ogni colore viene colto attraverso la sua risonanza interna, la funzione psichica di base, la posizione occupata nella genesi dell’ordine dei colori e il suo significato spirituale; ma anche in assonanza con stati d’animo, oggetti, suono di strumenti musicali.

È il momento di gustare “il quadro nel quadro”: il modulo compositivo aiuta a guardare e a distinguere il momento creativo e quello narrativo che, con l’aiuto del segno, dà forma a un’icona che richiama la tematica dell’opera… così le figure umane, appena abbozzate, assumono il significato di un rimando ad altro, che dunque è un insieme di significante e di significato, di suono e di immagine, di lettere e di senso.

Il colore dà sostanza alle passioni, le forme e i segni danno concretezza al filo di Arianna che conduce negli antri più sconfinati dell’animo umano; poi, la texture di base, a volte sempre più materica, ci induce a tornare indietro… l’emozione del colore prende corpo e ci richiama al senso della vita reale. È il colore che si fa luce, è il colore che con la sua forza e le sue tonalità si trasforma nella luce dell’opera… le forme seppure visibili non hanno la centralità che ha il colore nel contesto compositivo, il colore va al di là della oggettualità rappresentata.

L’equilibrio e l’armonia delle opere, ormai da un po’ di tempo, è guidata dalla musicalità del colore, dal ritmo del segno-colore.

Dove mi porterà questo percorso, di preciso non lo so, però una forte carica emotiva mi spinge a continuare per seguire l’obiettivo primario: tutte le opere da realizzare, al di là del riferimento tematico e/o a brani musicali ascoltati, avranno una sola finalità, quella di cantare e di suonare nel pieno della libertà culturale dell’animo umano.

Mi capita spesso che avendo ultimato un quadro lo depongo sul cavalletto espositivo nell’anti studio. E, nel mio andirivieni casa studio, il quadro è sempre sotto attenzione, sotto esame del mio sguardo critico. Quando, passando e ripassando, il mio sguardo focalizza sempre la stessa zona dell’opera, significa che c’è qualcosa che non funziona, non va… sarà la tonalità, sarà la linea o la forma, sarà l’equilibrio compositivo che, forse, hanno bisogno di un intervento.

Sì intervengo!

Allora, pongo il quadro in orizzontale sul mio tavolo operatorio e faccio l’intervento… a volte questo avviene anche dopo qualche settimana dalla ultimazione dell’opera che, tra l’altro, avevo già provveduto a firmare!

Ciò a significare che il segno o il colore, l’equilibrio, l’armonia compositiva e/o coloristica hanno bisogno di un restyling… il quadro deve funzionare… deve cantare… deve suonare.

Il colore che si fa musica, già esisteva nei quadri dei primi anni ottanta; il colore che suona e che prevale sulle forme e sulle tecniche espressive (lo sfumato, il chiaroscuro, il contrasto di quantità) è, ormai, insito in sé fin dai primi vagiti artistici.

La tecnica, il substrato culturale, le teorie del segno e dei colori sono solo la base sulla quale la Creatività va a costruire l’Opera.

Entrano in ballo emozioni, sensazioni, non tecnicismi ma spontaneità e fervore creativo.

Dico spesso agli amici: “quanto è bello… quando il pennello dipinge da solo”.

Si, mi capita spesso…il pennello dipinge da solo … nasce l’Arte.

Alla luce degli studi di Skrjabin e della sperimentazione nella sua opera più importante “Perseo”, in cui i colori usati nella scenografia richiamano la corrispondenza della sua musica; con quello stesso procedimento teorico ho elaborato i miei lavori, facendo corrispondere ad ogni nota-suono un colore, per esempio:

Do = Rosso; Re = Giallo; La = Verde; Sol = Arancione; ecc.

La musica e la pittura pur appartenendo a due mondi paralleli, possono emozionare allo stesso modo.

Da questo impianto teorico, ne ho dedotto un metodo compositivo-visivo, partendo dalle tonalità d’impianto dei brani musicali sui quali lavoro.

Per esempio Another Brick in the Wall, celebre canzone dei Pink Floyd dall’album The Wall, è costruita sulla tonalità di Re minore, pertanto il colore dominate all’interno di tutta l’opera pittorica è il giallo; così, trasformando in termini percentuali le sommatorie delle armonie in rapporto alla copertura della tela, il risultato è:

RE = 53,5%; SOL= 15,5%; FA=15,5%; DO=15,5%

Ovvero, in termini cromatici, RE = Giallo 53,5%; SOL = arancione 15,5%; FA = rosso porpora scuro 15,5%; Do = rosso 15,5%, così da ottenere un’opera con una dominate gialla, una presenza di arancio, di rosso porpora tendente al marrone-vinaccia, e di rosso.

In fase esecutiva-performativa, dopo aver annotato le tematiche trattate e le sonorità prevalenti, cerco, di creare gli accordi cromatici per stimolare l’empatia tra il fruitore e l’artefatto stesso.

Traccio qualche segno per evidenziare forme o immagini iconiche che ci ricollegano alla tematica dell’intera opera musicale: compaiono quasi costantemente i brick in the wall, con colori e forme diverse in ogni quadro, più evidenti e meno evidenti, a seconda del caso in specie. Utilizzo il colore con pennellate incisive e poco sfumate, vado alla ricerca dell’equilibrio con il Contrasto di Quantità di Itten, esaltando la luminosità delle varie tonalità.

Gioco con le grosse campiture di colore per stimolare la sonorità dell’Opera; a volte, evidenzio particolari zone con oro foglia e/o colori fluorescenti per accentuare la sacralità delle forme e/o la forza dei colori, senza dimenticare in alcune circostanze la presenza di texture materiche, per rinforzare il peso specifico del quadro.

Vado alla ricerca dei ritmi visivi, dipingendo con brevi pennellate (simili a flussi energetici), alternandole a grosse pennellate. La mia tela è priva di pentagramma ma adopero le tracce della sezione aurea per sistemare in modo equilibrato forme e colori; le notazioni musicali e gli echi degli strumenti sono i miei colori con le proprie sonorità e la forza dei segni/colore che seguono un loro ritmo visivo; il susseguirsi di colori e segni vanno alla ricerca dell’armonia degli spazi e delle forme.

La musica che scaturisce dai colori invade l’animo del pittore prima e dell’osservatore poi, la sonorità visiva è forte o lieve in funzione delle tonalità usate nello spazio vivo del quadro, le assonanze e dissonanze che è possibile individuare sono il DNA dell’intera mia Opera.

Leonildo Bocchino

Se la tavolozza di un pittore si arricchisce dei colori sonori

Se la musica di grandi compositori ispira pennellate e spatolate.

Nascono così tele dipinte con la prima e la seconda delle Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach o con l’Allegro, il Largo e il Rondò alla polacca dal «Triplo Concerto per violino, violoncello e pianoforte» di Beethoven. Ed ancora la Sinfonia n. 4 in mi minore, op. 98 di Johannes Brahms e due «Arabesques» per pianoforte di Claude Debussy. La tela ispirata all’impressionismo musicale ha un profumo lirico e risente dalle pulsazioni ritmiche più nervose o dai contorni più netti.

Ventuno opere in tutto realizzate dalla fervida arte pittorico/musicale dell’artista Leonildo Bocchino che si è cimentato pure in un progetto riuscitissimo «Colors, music and much more» destinato agli allievi della scuola primaria, a indirizzo musicale, dell’Istituto Comprensivo «Rita Levi Montalcini». Un incrocio interessante e stimolante tra musica e pittura: dipingere ascoltando musica dal vivo o da incisioni. E così la pennellata diventa fluente e avvolgente, assecondando ritmi e sonorità tra le più svariate.

Leonildo Bocchino ha dipinto le Sinfonie di Beethoven, ma ha pure prodotto concerti e sinfonie per soli colori. Anche se in queste opere il «solismo» è messo in soffitta. L’arte in questo caso è il frutto di un insieme di suoni e colori, di un connubio felice tra sensazioni ed emozioni. E ti imbatti così in cascate cromatiche tra le più ardite quando vedi la tela frutto dell’ascolto del «Concerto per tromba e archi in Re maggiore» di Giuseppe Torelli, compositore del periodo barocco, fratello del noto pittore Felice Torelli, uno dei fondatori dell’Accademia Clementina di Bologna.

Il percorso di Leonildo è molto simile a quello della famiglia Torelli. Egli è «papà d’arte»: il figlio Gianluca è un cantante lirico in carriera, ma anche un raffinato musicologo che dopo la laurea presso la «Sapienza» Università di Roma è alle prese con il dottorato di ricerca, in partnership con il Dipartimento di Musicologia dell’Università di Harvard a Cambridge, nel Massachusetts (USA).

Oltre alle sue opere che sono presso lo studio di Via Ettore Riola a San Giorgio del Sannio, Leonildo Bocchino ha voluto raccontare e condividere il suo percorso in un momento progettuale realizzato con circa cinquanta ragazzi della scuola primaria sangiorgese, nello specifico delle classi quarte e quinte.

E così armati di fogli, cartoni telati, matite, pennelli e colori gli apprendisti musici e pittori hanno composto le loro «opere prime».

Un insolito pentagramma, fatto di colori sonori, ha consentito agli scolari – sotto la sapiente guida e l’attenta regia del maestro Leonildo Bocchino – di mettere su una mostra che sarà allestita presso l’edificio capoluogo dell’Istituto Comprensivo, martedì 21 giugno, in occasione della Festa Europea della Musica. Sono previsti, altresì, interventi strumentali degli alunni dell’indirizzo musicale della scuola.

Achille Mottola, giornalista

IL MATTINO

Da Realtà Sannita Giovani

Luigi Meccariello

Leonildo Bocchino

In più occasioni mi sono interessato alla pittura di Leonilda Bocchino, pittore sannita, poliedrico nella sua produzione. Infatti l’artista sangiorgese ha rivolto la sua emozionante ricerca intellettuale ed artistica in più direzioni. Una comunicazione culturale, la sua, che non tradisce mai il suo stile originale, da renderlo riconoscibile sempre e comunque.

La pittura di Leonilda, corposa e comunicativa al primo contatto visivo, coniuga forma e contenuto, stile e narrativa, volumetria ed armonia. Confessa candidamente che egli ha sempre presente nella sua “geometria” pittorica la Sezione Aurea o Divina Proporzione (studi e applicazioni di Fidia, Pitagora, Fibonacci, Leonardo) di cui è fiero.

Ma la vera meraviglia della sua arte è il cromatismo sfavillante, dove i “rossi” e i “gialli”, in un’armonica fusione, creano atmosfere quasi oniriche e per certi aspetti metafisiche. I “rossi” sono un’esplosione di un mondo spirituale incandescente, che sovrasta sia la fisicità che l’impalpabilità della mente. I cromatismi decisi e coinvolgenti donano invece alle figure una forza tridimensionale affascinante, sostanziale.

La curiositas adolescenziale nel nostro artista è una tensione dell’anima. Una spugna della mente invisibile che assorbe gli aspetti criptati delle note del mondo che ci circonda. Questo lo spinge sempre verso nuove avventure artistiche.

Il nostro Artista si impone un rigore narrativo che lo rende unico nella sua originalità. Leonilda Bocchino, dopo aver sperimentato una pittura che potremmo definire storica, in quest’ultimo periodo interpreta con la sua arte sia opere liriche, sia filoni musicali “moderni”. Spinto da una irrefrenabile forza creativa, esplora mondi sonori di innovative armonie, come ad esempio quelle dei gruppi Rock più importanti del secolo passato.

Le sue opere pittoriche relative alla interpretazione cromatica dei suoni, sono caratterizzate da una sorta di mosaico da cui è possibile smontare ogni singolo pezzo, che vive di una propria autonomia comunicativa. E tutte le tele, unite in un unico percorso, tracciano un ‘racconto visivo’ di grande fascino e bellezza. Dell’uso dei colori egli così dice: “I colori sono le emozioni della vita, della mia vita. Attraverso i colori cerco di uscire fuori da un contesto che è la rappresentazione di un quadro, di una forma e diventa, possibilmente, anche musica. Perché i quadri, io dico sempre, devono cantare, i quadri devono suonare: la chiamo sonorità visiva”.

La sua attività si differenzia da quella iniziale per cui la sua pittura tenta di diventare sonorità. Un progetto ambizioso, per certi aspetti assai originale.

“Il mio obbiettivo è far sì che ogni opera figurativa e coloristica, possa diventare anche una emozione musicale. Nasce da qui l’abbinamento colore&musica che da circa un decennio sto approfondendo nelle mie scelte estetiche, e dunque emotive. E questo vale soprattutto per l’ultimo lavoro, The Wall, dedicato al rock progressivo dei Pink Floyd”.

Luigi Meccariello

Achille Mottola

Inaugurazione della mostra di pittura di Leonildo Bocchino

«The Wall» dei Pink Floyd

Venerdì 3 gennaio 2025, ore 17,00

Ex Casa del Comune, piazza IV Novembre – San Giorgio del Sannio

Di che colore è la musica? Lo possiamo scoprire oggi dopo il taglio del nastro da parte del sindaco, l’avvocato Giuseppe Ricci, che con l’amministrazione comunale ha concesso il patrocinio morale alla mostra del nostro concittadino, l’artista Leonildo Bocchino.

Una vita quella di Leonildo dedicata all’arte, alla pittura e all’impegno culturale. E soprattutto alla sperimentazione. Voglio qui ricordare solo il percorso di consolidamento della sua cifra pittorica nell’ultimo decennio. Dallo studio e approfondimento di due grandi compositori della lirica italiana, memorabili le sue due mostre incentrate su due capolavori, Traviata a colori, sull’omonima opera di Giuseppe Verdi (allestita sotto l’egida dell’Unesco presso il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa e Circolo dell’Unione presso il Teatro Petruzzelli di Bari), Tosca a colori ispirata all’opera di Giacomo Puccini (con esibizione presso il Carcere Borbonico di Avellino). Un lavoro che arriva sino ad oggi con la sua tavolozza che interpreta i Pink Floyd, passando già passato per Jesus Christ Superstar, musical di Tim Rice e Andrew Lloyd Webber.

Ci troveremo tra poco al cospetto di ben 17 tele, 90×90 centimetri, nelle quali Leonildo Bocchino dà colore a «The Wall», undicesimo album in studio del gruppo musicale britannico Pink Floyd, pubblicato nel 1979. Un’opera rock incentrata sulla storia di un personaggio fittizio: una rockstar di nome Pink che, a causa di una serie di traumi psicologici, arriva a costruirsi un «muro» mentale attorno ai propri sentimenti dietro al quale si isola. Ascoltando i brani contenuti nell’album Bocchino si è lasciato trasportare dalla forza cromatica della musica rock allo stesso modo di come si è lasciato guidare da quella cosiddetta colta, assoluta.

Bisogna chiudere gli occhi. Sentire la musica, entrare nei meandri delle tonalità. Immaginare. Poi aprirli, e trovarsi davanti un’esplosione di colori come non si sono mai visti. Colori che schizzano. Che si frantumano. Che ricadono. E riesplodono. Pennellate e spatolare di bellezza indistruttibili fissate sulla tela. Le plasma durante l’ascolto della musica. Trasforma il suono in note colorate, dando forma alla sorpresa, all’inafferrabile.

Una creazione nuova, gioiosa, dove la musica diventa la mano creatrice. I dipinti di Leonildo Bocchino ricordano un po’ le gocce e gli schizzi astratti di Jackson Pollock, uno dei principali esponenti dell’action painting, letteralmente «pittura in movimento».

Lì dove il pittore americano usava la vernice sulla vastità della tela, qui l’artista sannita esplora nuove possibilità trasformando le note in colori. E così anch’egli compone una sua opera. Selezionando un brano musicale si lascia trasportare dalla forza cromatica della sua tavolozza che s’ispira ora a Kandinskij e alle sue teorie sull’uso del colore, intravedendo un nesso strettissimo tra opera d’arte e dimensione spirituale. Ma anche agli studi del grande musicista Scriabin che richiamano la corrispondenza delle note musicali ai colori. Il suono diventa colore e viceversa. Così il suono graffiante dell’assolo di «Another brick in the wall» dei Pink Floyd diventa visibile attraverso le opere di Leonildo Bocchino, come lo erano già state le arie più famose di Traviata e di Tosca, e le pagine di Vivaldi o di Šostakovič.

In Leonildo Bocchino la Musica e la Pittura raggiungono un felice connubio, un alto momento di sintesi e di creatività. Le due arti si prendono per mano, camminano insieme e ci conducono ad un traguardo catartico.

Un ultimo aspetto mi fa piacere sottolineare in questo momento importante e solenne, il valore del nostro concittadino Leonildo Bocchino, quale testimone e ambasciatore della comunità sangiorgese, del nostro territorio, della nostra storia e del nostro patrimonio culturale. Con le sue opere pittoriche egli tiene alto il nome della nostra città donandole lustro e onore.

Achille Mottola

giornalista

Presidente Club per l’UNESCO

di Benevento

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Vieni a trovarmi presso lo Studio d'Arte a San Giorgio del Sannio. Solitamente mi trovi impegnato tra tele e colori ma non ho un orario definito e quindi ti chiedo di contattarmi per fissare un incontro.

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